• Primo maggio (insolito)

    Un primo maggio insolito, che più di prima deve spingere a una riflessione e poi a un’azione di cambiamento in meglio, vero, reale del mondo del lavoro, con una visione prospettica più avanzata, per forza!
    Ma quanta ipocrisia si è accumulata negli anni anche intorno a questo tema!
    Festeggiamo il primo maggio sapendo che non occorre andare tanto lontano per trovare gli “sfruttati”, gli “esuberati”.

    La persona deve realmente tornare al centro delle scelte, e il percorso da fare per la tutela delle attività lavorative, e quindi delle persone, è ancora assai lungo. Non partiamo da zero certamente, dalle prime Società di Mutuo Soccorso ad oggi quanto cammino è stato fatto, è innegabile.
    Ma c’è ancora tanta strada da percorrere. E soprattutto nuovi lavori da inventare.

    Proprio oggi, più che mai, di fronte a un panorama in movimento, occorre più valore per il lavoro, per i suoi modi e anche e per i suoi luoghi.
    Lavoro portatore anche e soprattutto di dignità, senza la quale si sa, si muore dentro.
    Ci sono gli iper-tutelati e quelli che nessuno mai si fila, o si fila poco perché non fanno numero, non fanno audience.
    Ma non è continuando con lo scontro tra le varie tipologie di lavoro, giochino che ha sempre fatto comodo, che eleveremo il livello. Occorre cercare realmente dignità e tutela per tutti. Per tutti.

    Spesso però non si riesce a non cadere nella tentazione dell’amiccamento di uno slogan.
    Ora più che mai.
    Un paese in perpetua campagna elettorale.
    Certo, perché la suggestione di una frasina a effetto serve, semplifica, carica, persuade, è utile per fare arrivare un messaggio, ma il problema è che spesso ci fermiamo lì, innamorati delle parole, senza riempirle di azione concreta, di energia di movimento (Politica cinetica).

    Un nuovo paradigma per l’economia, l’industria, il welfare; l’ambiente, l’istruzione… È tutto chiaro, siamo un paese pieno di ricette. Alcune poco commestibili. Altre che ritornano, in un circolo continuo, soprattutto nelle vigilie di quelle sempreverdi/sempiterne campagne elettorali. Poi nulla, o poco… perché le prossime elezioni sono di nuovo vicine, i provvedimenti, quelli veri, li faremo poi. In una costante, perpetua, auto-conservazione.
    Cosicché, di fronte alla necessità di elaborare una nuova possibile visione e darle attuazione, il parlamento che fa?
    In un tempo in cui, più che mai, apprendiamo che da soli non andiamo da nessuna parte, in un momento così complesso, il parlamento litiga, si parla addosso, continua ad ascoltare soprattutto se stesso.
    E parla… catene ininterrotte di molecole di parole, in un vortice bulimico.

    E una tristezza ti attanaglia, ti aggancia la gola.
    E il lavoro?
    «C’è tempo… anche quest’anno gli abbiamo fatto la festa, come sono andato? E il sondaggio? Aumentàti di qualche punto percentuale?»

    Carissimi, buon primo maggio (vero) a tutti! Ma tutti!

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